BARI - «Vorrei chiarire un concetto: io non ce l’ho con il Bari, ma se uso determinati toni, il motivo è che devo tutelare con tutte le forze la mia società».
Cesare Fogliazza in pochi giorni è diventato un personaggio nella città del pallone. Alcune sue dichiarazioni pungenti nei confronti del club biancorosso hanno fatto il giro del web, hanno accesso discussioni sui social network, provocando l’ira del popolo biancorosso. Già, perché l’amministratore delegato e direttore generale della Pergolettese ha asserito che «il Bari sarebbe dovuto ripartire dalla terza categoria», oppure che «se si torna in campo è per accontentare chi voleva giocare i playoff e sappiamo tutti di chi si tratta». Ma tiene a chiarire il suo pensiero.
Direttore Fogliazza, perché ha messo il Bari nel mirino?
«Sgomberiamo il campo da equivoci e facciamo ordine. Ci siamo fermati per una pandemia gravissima. In Lombardia contiamo oltre metà dei morti registrati nell’intero Paese, ma ogni regione ha sofferto e porto rispetto per chiunque abbia sofferto perdite a causa della diffusione del Coronavirus. Non c’era alternativa: anche il calcio doveva arrestarsi. Ma quello che è avvenuto nelle ultime ore è poco rispettoso in generale. È vero: ho usato il Bari come esempio, ma solo perché si tratta della piazza più blasonata della categoria e ovviamente ha interesse a giocarsi ogni chance per essere promossa. Ma, in tal modo la Pergolettese rischia di retrocedere giocandosi il tutto per tutto in due gare. Non mi sembra che sia giusto».
Tuttavia non è stato il Bari a votare per lo stop anticipato della stagione.
«Avevamo davanti due strade. Fermarsi completamente oppure riprendere. La maggioranza dei club di C ha optato per lo stop perché, oltre il problema della pandemia che in determinate regioni è ancora in corso, bisogna anche considerare gli effetti causati da due mesi di lockdown. Ad ogni modo: la federazione decide di giocare? Va benissimo. Ma allora si riprende il campionato per intero, senza arrivare direttamente alle appendici. La mia squadra è quartultima, ad un punto dalla salvezza diretta: in undici gare da disputare avrò pure avuto la possibilità di centrare la permanenza. Invece, ora rischio di giocarmi la vita di un club in un playout: non posso accettarlo. Siamo professionisti dalla serie A alla C? Allora giochiamo tutti. Mettiamo mani al portafoglio e rispettiamo i protocolli sanitari. Ed ora vengo alle mie esternazioni sul Bari».
Prego.
«Sono perfettamente consapevole del fatto che il club biancorosso non fosse l’unico a spingere per i playoff. Li volevano il Novara, il Padova, la Reggiana, la Ternana, solo per citare altre situazioni. Ho citato Bari perché è la massima espressione rispetto alle altre. Credetemi, faccio calcio da quarant’anni, mi intendo di sofferenze e comprendo che cosa abbia passato la città pugliese negli ultimi dieci anni. Quando ho detto che “sarebbero dovuti ripartire dalla terza categoria” mi riferivo al fatto che un club fallito in teoria dovrebbe ricominciare da zero. Poi, sappiamo che la prassi è differente. Però, consentitemi di dire che non ho messo io il Bari in C. Le esigenze di un club così blasonato o di altre società ambiziose non possono diventare la rovina delle compagini più piccole. Allo stesso modo, se dico che giocare i playoff favorisce una sola squadra non mi riferisco al Bari, ma al fatto che si disputa un torneo per sviluppare una sola promozione. Chi ha fatto allusioni sulle mie parole, ha commesso un errore. Da amante del calcio, assicuro di non avere nulla contro il Bari che considero una realtà da alta serie A. A chi non farebbe piacere vedere ai massimi livelli un club in grado di riempire uno stadio come il San Nicola? Chi è nel nostro settore, vive per certe emozioni».
Quindi, quale sarebbe la sua soluzione?
«Ribadisco: riprendiamo il torneo nel formato originario a questo punto. Un mese fa si era detto che si poteva finire pure a settembre. Bene, giochiamo le giornate mancanti e prendiamoci il tempo che serve. Solo così avremo certezza dei verdetti. Per tutti»
Gazzetta del Mezzogiorno