Il moviolone di Frosinone-Bari spiegato

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Il moviolone di Frosinone-Bari spiegato

Messaggioda Donda.22 » 24/10/2022, 13:07

Torna la rubrica sul moviolone della partite del Bari, andando ad analizzare questa volta la partita di Frosinone che ha visto due decisioni arbitrali in particolare come, probabilmente, determinanti per il risultato finale.
ATTENZIONE, l’articolo sarà lungo in quanto per dei casi così importanti, l’analisi della dinamica, dei punti del regolamento e delle direttive del OT arbitrale sono di fondamentale importanza.
A fine articolo, comunque, vi è un breve riassunto.
Come al solito vi consiglio di leggere l'articolo direttamente dal mio blog per una questione di formattazione e leggibilità, oltre al alcuni link esterni. https://www.paularis.it/il-moviolone-di-frosinone-bari/



Innanzitutto, andiamo ad analizzare il regolamento che legifera in maniera chiara i tipi di intervento fallosi che possono occorrere durante una gara (potete scaricarlo direttamente da qui).
Partiamo dall’imprudenza (passibile di ammonizione), Regola 12 pagina 89.
“Imprudenza” significa che il calciatore agisce con noncuranza del pericolo o delle conseguenze per l’avversario e per questo deve essere ammonito.”

L’imprudenza, quindi, è una casistica in cui un giocatore, incurante del periocolo altrui, effettua un intervento che poi vada a colpire quest’ultimo.

Poi abbiamo, invece, il grave fallo di gioco (passibile di espulsione), Regola 12 pagina 97.
“Un tackle o un contrasto che mette in pericolo l’incolumità di un avversario o
commesso con vigoria sproporzionata o brutalità deve essere sanzionato come
grave fallo di gioco.
Qualsiasi calciatore che, in un contrasto per il possesso del pallone, colpisca un
avversario da davanti, di lato o da dietro, utilizzando una o entrambe le gambe,
con vigoria sproporzionata o che metta in pericolo l’incolumità di un avversario, si
rende colpevole di un grave fallo di gioco.”

Il grave fallo di gioco invece è una casistica in cui un gicatore mette in pericolo l’incolumità di un avversario con vigoria spoporzionata o, addirittura, brutalita.

Come è facile capire, tra le due casistiche vi è una zona che possiamo definire “grigia”: dove arriva l’incuranza del pericolo e dove parte l’effettivo pericolo per il calciatore colpito?
Per sciogliere i dubbi che, progressivamente, vengono sia ai direttori di gara, sia agli osservatori e sia agli addetti ai lavori, ogni anno (dato che, comunque, la Regola 12 è abbastanza soggetta a modifiche), ci viene in aiuto l’Organo Tecnico, una sorta di commissione che redige delle direttive per andare a completare e spiegare alcuni punti del regolamento.

A questa pagina possiamo trovare delle direttive, dello scorso anno, per quanto riguarda la punibilità dei contrasti di gioco, e possiamo trovare delle parti interessanti che possono aiutarci ad avere più chiara la situazione.

Secondo i “principi generali di valutazione della punibilità” possiamo analizzare alcune direttive:

“- se il calciatore contende il pallone ed ha possibilità di giocarlo, solitamente è indice di inferiore punibilità dell’intervento, man mano che la distanza dal pallone aumenta, fino all’impossibilità di arrivarci, passando per un eventuale tackle in ritardo, aumenta la possibilità di punibilità del gesto;
– se un contatto avviene nell’ambito della dinamica dell’azione della contesa per il pallone, ciò sarà indice di minore punibilità rispetto ad un movimento successivo ovvero frutto di un secondo slancio che con la contesa del pallone non ha più molto a che fare;
– se un contrasto avviene con una parte laterale della scarpa c’è meno pericolo per l’avversario piuttosto di un contrasto portato con lo slancio della gamba (ad esempio con un calcio) e diventa decisamente pericoloso se avviene con i tacchetti;
– se un calciatore con il piede interviene a livello terreno solitamente corrisponde ad un indice di pericolosità minore di un contrasto con piede alto, e più alto è il piede, più pericoloso di norma sarà l’intervento.”

Da questa prima parte possiamo notare come, un piede alto è sicuramente pericoloso, soprattutto se poi vi è un contatto coi tacchetti, ma va considerato anche nella dinamica dell’azione, su questo punto ci torneremo dopo.
L’analisi poi prosegue con la spiegazione di determinate casistiche per quanto riguarda i contrasti bassi ed i contrasti alti, andiamo a vedere.

Contrasti BASSI
– Arrivare in contesa con la gamba protesa in avanti e caricata del peso del corpo portandola ad una altezza superiore rispetto a quella del pallone, ma ottenendo un pieno contatto con la gamba dell’avversario, solitamente porta ad una sanzione tecnica e alla sanzione disciplinare del cartellino rosso per grave fallo di gioco.

Contrasti ALTI
I parametri di giudizio dei contrasti alti in qualche modo ricalcano quelli dei contrasti bassi precedentemente menzionati, ma vi sono alcune peculiarità da tenere ben presente.
In particolare è importante verificare dove stiano guardando i contendenti, ovvero se la concentrazione sia sul pallone piuttosto che sull’avversario o parti del suo corpo, magari utilizzate come bersaglio.”

E’ quindi chiaro che, per tutelare l’incolumità dei giocatori, si tenda (giustamente) a punire più duramente dei contrasti con gamba alta che la mettano in pericolo, una visione che effettivamente avallerebbe la decisione di espellere Bellomo per grave fallo di gioco.

L’ultima parte dell’analisi, però, indica una direttiva molto importante e cioè valutarne la dinamica in quanto è “importante verificare dove stiano guardando i contendenti”, traducibile in “verificare se i contendenti stanno guardando il pallone e/o hanno la possibilità di capire se vi possano essere dei contrasti con altri calciatori“.

Partiamo subito con il dire che il “stavo guardando la palla”, “ero girato”, non è una giustificazione la maggior parte delle volte valida per avallare un fallo di media o grave entità, va però considerata la dinamica che può stravolgere totalmente la visione e la decisione.

Un famoso grave fallo di gioco è l’intervento, durissimo, di Glik nel derby Juventus-Torino che, con gamba forte, tesa e decisa va si a colpire la palla ma colpisce in maniera irruenta (potremmo anche avallare il “brutale” citato dal regolamento) la gamba di Giaccherini mettendone a repentaglio l’incolumità. La dinamica, poi, rende ancor più chiaro ed evidente il fatto che Glik dovesse essere espulso in quanto, andando ad un contrasto frontale, ha ben chiaro sia dove si trovi il pallone, sia dove si trovi l’avversario, sia quali danni possa arrecare a quest’ultimo.

Il contrasto di Frosinone, invece, ha una dinamica totalmente diversa che, se non considerata, potrebbe portare ad una valutazione errata della casistica.
Bellomo, infatti, è girato verso la palla e, sebbene alzi la gamba ben oltre il consentito (siamo a circa 1,50m da terra), al momento dello stacco non è contrastato assolutamente da nessuno in quanto Lucioni si trova a circa 1,50/2 metri da lui. La dinamica del contrasto, poi, offre due spunti:
– Bellomo alza la gamba quasi da fermo, imprimendo poca, se non nulla, velocità alla sua manovra dovendosi fermare con la gamba d’appoggio;
– Lucioni stacca di testa dandosi uno slancio di circa 5 metri imprimendo, così, più velocità alla sua azione.
La manovra di Lucioni, che è tra l’altro l’unico ad avere una visuale chiara del campo, degli avversari e della palla, non è ovviamente pericolosa per sé, in quanto una palla a tale altezza rende più legittimo un colpo di testa rispetto ad un controllo di piede, va però a stravolgere la dinamica e la velocità del tentato controllo di Bellomo che, dal saltar solo, si ritrova in una frazione di secondo a colpire un avversario anche a notevole velocità.

Analizzando il regolamento e le direttive tecniche, è chiaro che questo intervento sia punibile sia con il cartellino giallo (Bellomo salta a gamba alta, non curante di un possibile contatto, quindi imprudente), sia con un cartellino rosso (Bellomo colpisce al collo Lucioni, quindi grave fallo di gioco), ma vi sono due situazioni chiave che lasciano perplessi:

La chiamata al VAR
Il VAR richiama l’arbitro che, in prima battuta, ha considerato imprudente il fallo di Bellomo.
Il richiamo, da protocollo, viene effettuato quando, dalla discussione tra AE (Arbitro Effettivo) e VAR si evince una situazione diversa tra le immagini e quello che ha visto l’AE. In parole povere, Perenzoni (l’arbitro) potrebbe aver visto un contatto non pericoloso e, soprattutto, non al collo, cosa che invece si evince dalle telecamere e che rende legittima la chiamata al monitor. E’, però, su questa chiamata che nutriamo forti dubbi.
Le immagini che vengono passate al monitor, vengono passate in diretta anche dalle varie emittenti televisive ed abbiamo quindi potuto osservare ciò che VAR e AVAR hanno mostrato al AE. Da questo abbiamo potuto captare come:
– Non sia stata mostrata al’AE nessuna immagine dall’alto, quella che per inciso possiamo vedere dagli Highlights, bensì ci si sia soffermati sull’immagine che mostri l’impatto del piede con il busto/collo di Lucioni senza valutarne la dinamica. Il fermo immagine è, infatti, impietoso, ma rende totalmente decontestualizzata l’azione che si è inscenata.

La disparità di giudizio
Immagine

Se, però, la valutazione possa essere condivisa, non è condivisibile poi la discrepanza di giudizio tra il contatto Bellomo-Lucioni e quello Moro-Zuzek.
Nel secondo tempo infatti, in area barese, ritroviamo un’azione abbastanza simile (sebbene vi siano delle differenze), con una dinamica però ben più chiara.
Su un cross dalla sinistra, infatti, Zuzek che sta marcando anch’esso da dietro Moro viene colpito al petto da un intervento a gamba alta dell’attaccante frusinate che viene amminoto. Questa ammonizione viene poi confermata dal Var e subito dopo Moro lascia il campo per Mulattieri, mantenendo così la superiorità numerica per i padroni di casa.
Che differenze troviamo tra i due contatti? Quasi nessuna.
Anche in questo caso Moro stacca in solitaria per andare a colpire il pallone, impattando però in pieno petto il difensore biancorosso che, dalle sue spalle, lo anticipa di testa. Lo slancio di Zuzek e Lucioni è quasi lo stesso, con una corsa di qualche metro che gli permette di prendere più velocità rispetto allo stacco di Moro e l’impatto è altresì pericoloso in quanto lo prende tra il petto ed il volto, una parte molto sensibile del corpo.
Anche in questo caso vi sono entrambi gli estremi (imprudenza e grave fallo di gioco), ma rispetto al primo tempo viene quasi insiegabilmente ritenuto solo come un fallo imprudente.


Come mai vi è stata una tale disparità?
Sicuramente la gamba di Bellomo era più alta ed un filo più tesa, rendendo comunque il contrasto tra i due abbastanza duro, ma come detto prima la dinamica (che dal VAR non è stata considerata) lo rendeva meno grave rispetto a quanto si evince dal frame decontestualizzato catturato dalla fotocamera.
Inoltre, ma questa è solo una nostra supposizione, un’inquadratura non tanto chiara non ha permesso di avere immagini “impattanti” come nel primo caso in quanto, le uniche immagini a disposizione (che comunque mostrano l’impatto pericoloso di Moro su Zuzek) vedono i due contendenti di spalle.


Riassumendo possiamo dire che:
– l’intervento di Bellomo è passibile sia di ammonizione (per imprudenza, data la dinamica), sia di espulsione (per grave fallo di gioco, dato il contatto sul collo di Lucioni portato da una gamba decisamente alta).
Il grave errore è stato però quello di non considerare, al VAR, la dinamica dell’azione che aveva portato, a nostro giudizio giustamente, l’arbitro Perenzoni ad ammonire il barese, reo sì di aver commesso un brutto fallo ma con delle attenuanti importanti quali l’impossibile visuale dei giocatori alle sue spalle, sul lancio tra l’altro distanti anche 5 metri, il pochissimo slancio portanto dal suo stacco e la solitudine con cui questo vi è verificato, prima dell’arrivo a velocità sostenuta dell’avversario poi colpito;
– non è giustificabile, sempre a nostro parere, la disparità di giudizio con il contatto Moro-Zuzek che sì, avviene con meno velocità e con la gamba meno tesa rispetto al primo, ma ha le stesse caratteristiche del fallo precedentemente giudicato da espulsione (gamba alta, non curante del pericolo, che va ad impattare su una parte sensibile del corpo del difensore), con la non ininfluente differenza nella visuale della dinamica, ben più chiara a Moro rispetto a Bellomo, in quanto colpisce un suo marcatoreche gli operava di fianco.
Bepi Moro, lo spericolato paratutto che fece ricco il Bari

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