08/06/14 - Repubblica - Il sogno, il coraggio, la realtà Tra il campo e i social network così è nata #chestorialaBari

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08/06/14 - Repubblica - Il sogno, il coraggio, la realtà Tra il campo e i social network così è nata #chestorialaBari

Messaggioda Pacha_Dom » 08/06/2014, 7:50

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Il sogno, il coraggio, la realtà
Tra il campo e i social network
così è nata #chestorialaBari

Dopo il fallimento, si temeva di ripartire dai Dilettanti
E invece in quel momento è partito il treno per i play off


ANDREBBE studiato ai master di
comunicazione il caso del Bari. Una
storia condivisa, nel senso della
condivisione social. Tutto è partito da
Sciaudone: i selfie con i compagni e le
foto nello spogliatoio dopo le vittorie
sono diventati un classico. Più salivano i
“mi piace”, più aumentava il pubblico. Poi ci ha pensato la
società: il tormentone di Pharrell Williams diventato
#Happysevieniallostadio, il video con panzerotti e polpi
crudi per riempire il San Nicola, i nuovi canali Fb, Twitter
e Instagram che hanno tramutato Giovanni Loseto in
perfetto testimonial (“Ancora fai che non socializzi!”).
Senza contare il ciclone #compratelabari che ha travolto
l'intero Paese, nato dagli stessi calciatori in versione
clochard, o gli ultimi #amalabari e #iocicredo. Facile,
allora, che #CrotoneBari si sia piazzato al quarto posto tra
i tag più utilizzati di Twitter durante i quarti di finale. Che
storia la Bari. Anzi: #chestorialaBari.
(gianvito rutigliano)


IL RACCONTO
ANTONELLA LATTANZI

ERA il 1977: l’onorevole Antonio Matarrese
prende il posto di Angelo De
Palo nella presidenza del Bari; inizia
la lunga era Matarrese, ben 34 anni.
La Bari viaggia su e giù lungo serie e classifiche,
spesso in discesa, e si conquista il
nome di “squadra ascensore”. Sconfitta dopo
sconfitta, il campionato 2010-11 vede la
Bari retrocessa in B, protagonista del calcio
scommesse. Lo stadio San Nicola è deserto.
I tifosi chiedono un cambio di proprietà.
FEBBRAIO 2014: il debito della Bari ammonta
a 30 milioni di euro. I tifosi manifestano
per l’auto-fallimento. Non è una
battaglia facile. Finché finalmente, il 10
marzo, la famiglia Matarrese dichiara fallimento.
È il segnale. I tifosi scendono in piazza a
festeggiare. In rete inizia la campagna per l’acquisto
della Bari. I giocatori si fotografano con
la scritta “Comprateci”. Le foto fanno il giro non
solo di internet, ma di molte testate europee;
“Comprate la Bari” – la campagna pro Bari diventa
una campagna di massa, qualcosa che
non ha che a fare solo col calcio, ma con il sogno,
il coraggio, la lealtà. I tifosi ruggiscono, le bandiere
sventolano, i biglietti si vendono di nuovo.
Rinasce la passione per una squadra addormentata
da quasi quattro decenni di vicende
che col gioco non hanno nulla a che fare. I tifosi
non aspettano altro, i giocatori men che meno.
Non importa che la Bari sia ancora in cerca di un
nuovo proprietario: è rinata la passione, è il momento
della rimonta. Partita dopo partita il San
Nicola si riempie di nuovo, sventolano le bandiere
biancorosse sugli spalti, cantano a squarciagola
in curva, la Bari scala la classifica, riconquista
punti posizione dopo posizione. Di fronte all’attaccamento alla maglia dimostrato
dai giocatori, la cittadinanza ricambia istintivamente
e torna allo stadio, sbarca in massa
a vedere la sua squadra: da quando la Bari ricomincia
a lottare, la quota minima di presenze è
di 35mila spettatori.
Intanto il club è stato affidato in esercizio
provvisorio al Tribunale di Bari. La prima asta
è fissata per il 18 aprile, si parte da una base di
4 milioni e 300. Va deserta. La seconda, il 12
maggio, parte da 3 milioni e mezzo. Deserta. La
terza asta del 20 maggio parte da 2 milioni. “Abbiamo
firmato l’acquisto di un bene importante
per la città”, annuncia emozionato Gianluca
Paparesta, ex arbitro internazionale: è lui a firmare
l’atto di stipula del contratto per conto
della F.C. Bari 1908. La Bari è venduta per 4 milioni
e 800. Il 23 maggio, 500 tifosi si radunano
davanti allo studio notarile per acclamare la firma
di Paparesta: “Per la prima volta nella storia
del calcio un arbitro compra una squadra e
non viceversa” è il refrain. È euforia, ed è rimonta.
30 maggio: Bari-Novara, 48mila spettatori,
la partita inizia male, ma poi grazie a Edgar Cani,
centravanti italo-albanese che a Bari era
sbarcato nel ’91 e che a Bari non tornava da
sempre, sbaraglia i nemici. 1-1, 2-1. La Bari vince.
È ai playoff.
3 giugno: Crotone-Bari. Un maxi schermo
trasmette la partita in piazza Prefettura. La
piazza è gremita. La Bari vince 3-0 e si qualifica
alle semifinali dell’8 giugno contro il Latina.
5 giugno. È record: sono quasi in 60mila ad
acquistare i biglietti per la partita di oggi, i giocatori
della Bari offrono la colazione ai tifosi in
fila da ore. La Bari strabilia: da squadra meno
vista in assoluto, diventa quella più seguita: i
suoi 60mila battono il Roma-Juventus da 54mila
spettatori. Intanto, dall’ingresso dei play-off
in poi, su internet impazza l’hashtag #chestorialaBari.
Come sempre da 13 anni a questa parte io sono
a Roma, quando, l’11 marzo, mio padre mi
chiama con voce gonfia di orgoglio: «La Bari è
andata in fallimento!». «Mi dispiace, papà».
«Ma è una cosa bellissima. Stiamo andando in
piazza a festeggiare».
Ed è il 21 maggio e io sono ancora a Roma,
quando mio padre mi fa: «Ci hanno comprato!».
«Chi, papà, tu e la mamma? Ch’è successo?
Spiegati meglio, chi ha comprato chi». «Ma no,
hanno comprato noi, hanno comprato la Bari!».
Che storia la Bari, questa squadra con l’articolo
da donna. Quando ero piccola, mio padre
le partite le sentiva con la radiolina schiacciata
contro l’orecchio. Dovunque fossimo, marcava:
“Sì sì, serie A / questa volta / si va”. E la commozione
che sento nella voce di mio padre: è
qui. In questa fiducia scriteriata, fanciullesca,
sorprendentemente vera e gioiosa: questa volta,
si va. E questa volta, allora, non m’importa
di rivelarmi sdolcinata, campanilista, la tipica
emigrata che non riesce a vivere senza la sua
città. «Papà». «Ch’è successo?». «Scrivo sulla
Bari».
E per 24 ore il telefono mi squilla ogni dieci
minuti: ricordati di dire della gente che va all’aeroporto
ad accogliere i giocatori, ricordati il
maxischermo, la fede nella maglia, ricordati la
festa, l’arbitro in-ter-na-zio-na-le Paparesta, ricordati
lo stadio sempre pieno, scrivi tutto, mi
raccomando, è importante, non ti dimenticare.

Repubblica ed.Bari
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........ «AMOR DI ETERNA VALENZA, DEL MIO CREDO SEI L'ESSENZA»
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