15/06/17 - GdS - Fascetti: "La piazza di Bari è dura per tutti, Grosso ha deciso di partire in salita"

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15/06/17 - GdS - Fascetti: "La piazza di Bari è dura per tutti, Grosso ha deciso di partire in salita"

Messaggioda Pacha_Dom » 15/06/2017, 6:30

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Quando Grosso
bussò alla porta
del Bari di Fascetti

Del Core nel ‘98 portò l’allora attaccante per
un provino andato male. La profezia del tecnico



Franco Cirìci
BARI


Era destino che, un giorno
o l’altro, si incrociassero
le strade del Bari e di Fabio
Grosso. Facile a dirsi, adesso
che il tecnico ha raggiunto
l’accordo con la società di Mino
Giancaspro. Ma una storia mai
scritta induce a riflettere sull’incidenza
del fato in questo
nuovo incrocio. Inizi del ’98.
Grosso sgomita fra i dilettanti
della Renato Curi. Gioca da trequartista,
a volte da esterno alto.
Chi sa di calcio, si accorge
che il ragazzo ha gamba e talento.
Eppure, a vent’anni suonati,
Grosso è ancora confuso
tra i campetti della provincia.

VIAGGIO A VUOTO La storia ha
inizio quando Umberto Del Core,
attaccante barese girovago
del gol nonché amico di Antonio
Cassano, incontra Grosso
nella Renato Curi. «Era fortissimo,
stravedevo per Fabio – racconta
Del Core, che ha appena
conquistato un’altra promozione
con lo Sporting Altamura –.
Abbiamo giocato poco insieme,
eppure mi ha mandato spesso
in gol con assist deliziosi». «Ero
di due anni più giovane, ma anche
più spavaldo sul piano caratteriale
– prosegue –. Decisi
di aiutarlo. Uno così forte non
poteva restare tra i dilettanti. E
siccome sono sempre stato un
grande tifoso biancorosso, un
bel giorno gli chiesi di fare un
viaggetto a Bari. Fabio e io andammo
al campetto dell’antistadio,
sede degli allenamenti
del Bari di Eugenio Fascetti.
Parlai con qualcuno, non ricordo…
Certo, non era un dirigente
biancorosso. Chiesi di vedere
all’opera Fabio, fargli un provino.
Il tentativo andò a vuoto,
non ci fecero nemmeno entrare.
Se quel giorno avessi incontrato
Carlo Regalia, magari ci
sarebbe stata una possibilità».
Sono rimasti amici Del Core e
Grosso. «Ci siamo ritrovati in
Serie A a San Siro, da avversari
– svela il barese –. Lui con l’Inter,
io con il Catania. A fine gara
mi regalò due magliette nerazzurre.
Fabio è sempre stato
bravissimo, in campo e fuori.
Adesso ho un grande motivo in
più per tifare Bari».

LA PROFEZIA Un paio di mesi
dopo quel viaggio a vuoto, nella
primavera del ’98, interviene
un altro personaggio nel curioso
intreccio tra il Bari e Fabio
Grosso. Si tratta di Alessandro
Alberti, uno dei due figli dell’ex
d.s. biancorosso Enrico (scomparso
di recente), ai primi passi
del suo brillante percorso da
agente di calciatori. «Avevo notato
Grosso nella Renato Curi –
confida Alberti –. Pur senza
averne la procura, lo segnalai
al Bari. Ero convinto che avesse
tutti i requisiti tecnici per imporsi
ad alti livelli. I fatti mi
hanno dato ragione». Al secondo
tentativo, comunque, Grosso
non venne a Bari inutilmente.
«Alloggiammo presso l’hotel
Majesty (lo stesso che ospitava
i ritiri prepartita della
squadra biancorossa, n.d.r.) –
svela Alberti –, dal martedì al
giovedì. Fabio rimase tre giorni
in prova con il Bari, fra i calciatori
della prima squadra e sotto
la lente di ingrandimento di
Eugenio Fascetti. Non dimenticherò
mai la profezia del mister.
Dopo il primo allenamento
di Grosso, mi convocò nel
suo stanzino. Il ragazzo gli piaceva,
avrebbe dato parere favorevole
all’ingaggio. Ma a condizione
che cambiasse ruolo.
Con le lunghe leve che si ritrovava
Fabio, avrebbe fatto meglio
da terzino sinistro piuttosto
che da esterno alto o da trequartista.
Come al solito, Fascetti
aveva visto giusto».
Grosso, tuttavia, non sarebbe
stato ingaggiato dal Bari. Qualcuno
lo aveva già promesso al
Chieti, in Serie C2, dove è rimasto
un paio di stagioni. Sbarcò
a Perugia nella massima serie,
soltanto a 24 anni.

PERSONALITA’ «Vero, quel ragazzo
mi colpì immediatamente
– conferma Fascetti –. Aveva
una gran bella corsa, somigliava
a Policano, un fluidificante
sinistro che all’epoca andava
davvero forte nel Genoa. Alla
lunga, Grosso è stato premiato
da calciatore; speriamo che
faccia altrettanto bene come
tecnico». L’uomo di Viareggio
non può esimersi dal giudicare
il suo arrivo a Bari: «Mi dicono
che è serio, preparato. Anche
se, alla prima esperienza tra i
professionisti, resta una scommessa.
La piazza di Bari è dura
per tutti, ha deciso di partire in
salita. Ma può anche essere segno
di personalità e coraggio,
poi bisogna vedere quale squadra
avrà a disposizione».



Fu Angelozzi
a prenderlo
per il Perugi


BARI (f.c.) C’è un altro
pezzo di Bari nel percorso
di Fabio Grosso. E’ stato
Guido Angelozzi, ex d.s.
biancorosso, ora al
Sassuolo, a pescarlo nel
Chieti in Serie C2 e
portarlo a parametro zero
a Perugia, in serie A. Tra
gli umbri allenati da Serse
Cosmi, Grosso viene
trasformato in terzino
sinistro e si fa largo nel
calcio che conta. Offre il
meglio di sé soprattutto a
Palermo, dal 2004, fino a
meritare la convocazione
in nazionale. A luglio del
2006 diventa campione
del mondo con gli azzurri
di Marcello Lippi.

Gazzetta dello Sport
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